Castelli.”Tessere di una memoria collettiva”:150 ritratti d’epoca in mostra nel borgo
(wn24)-Castelli(TE) – Donne, uomini, bambini, contadini, emigranti, artigiani. I volti dei castellani
del passato rivivono nella mostra fotografica “MOSAICO CASTELLANO.
TESSERE DI UNA MEMORIA COLLETTIVA”, in corso a CASTELLI (Teramo) e
aperta fino al 27 settembre prossimo nella sala dell’Hotel Art’è in
via Concezio Rosa 6, visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle
15.30 alle 18. La mostra, curata da DIEGO TROIANO e organizzata dalla
locale Pro-loco, ha visto, per la particolare sua natura intimistica ed
emotiva, il coinvolgimento di tutto il paese, che ha recuperato con
queste fotografie il ricordo del nonno, dello zio, della madre o di un
amico. Si tratta in totale di circa 1.200 ritratti fotografici in bianco
e nero scattati tra gli anni ’20 e gli anni ’50 che rappresentano la
memoria collettiva di un’intera comunità e che sono stati recuperati
DALLA COLLEZIONE DI ANTONIO ROSA (Castelli 1891 – 1979), PROFESSORE E
PITTORE DI MAIOLICA CON LA PASSIONE DELLA FOTOGRAFIA, DEI QUALI 150 SONO
IN MOSTRA NEI LOCALI DEll’Hotel Art’e’ e anche in molte botteghe
e attività commerciali del borgo. Tutto l’intero archivio di ritratti
è proiettato e visionabile all’interno della mostra.
“ANTONIO ROSA ERA L’UNICO IN PAESE A POSSEDERE UNA MACCHINA
FOTOGRAFICA” RACCONTA IL CURATORE DELLA MOSTRA DIEGO TROIANO “così,
che quando ci si recava in comune per avere la carta d’identità,
oppure per preparare i documenti per espatriare, alla ricerca di nuove
opportunità lavorative, ci si trovava di fronte alla richiesta di una
fotografia. Dal paese, dalle frazioni e dalle campagne, andavano dal
professor Antonio a chiedere un ritratto! E lui, con la grazia di un
pittore, la sensibilità del ritrattista, scattò per anni ed anni
fotografie e fototessere”.
Tutto si svolgeva in casa del professor Rosa, a Castelli, in fondo a via
Felice Barnabei, con il solo aiuto di una tenda o di un arazzo per
sfondo e con i figli che reggevano un grosso specchio per riflettere la
luce naturale che entrava dalla finestra. Dagli anni ’20 fino agli
anni ’50 migliaia di castellani passarono così davanti al suo
obiettivo, facce di povertà contadina e maiolicara ma con lo sguardo
pieno di voglia di futuro, di onesta, dignità e con il tipico
abbigliamento dell’epoca: le donne con le collane di corallo, le
accurate acconciature, gli uomini con i fazzoletti dell’Albania o di
Tripoli nel taschino della giacca.
“Qualche anno fa, un mio amico mi mostrò dei contenitori
rettangolari in legno con dentro i vecchi negativi su vetro del padre
Antonio Rosa” continua Troiano “erano tutti di piccole dimensioni,
ben conservati e sistemati in ordine. Li guardai in controluce, e mi
accorsi subito che erano dei bellissimi ritratti, un patrimonio da
scoprire. Incuriosito, li chiesi in prestito e incominciai ad acquisirli
con uno scanner, e così, pian piano riemersero da un passato, anche se
recente, questi volti antichi”.