Notizia shock: dal 1970 i veleni di Bussi erano noti a si trovavano sulla farina, i capelli di uomo e i pesci

(wn24)-Bussi sul Tirino – I veleni erano nel terreno, si propagavano nell’acqua e finivano anche nell’acquedotto che distribuiva acqua a più di 700mila persone.
Questo orami è un dato consolidato e noto. Quello che non è stato sufficientemente ricordato e ribadito è che questi veleni hanno contaminato anche altro: le colture, per esempio, innaffiate con l’acqua del fiume o prodotte nei pressi dei siti contaminati. I veleni ed il mercurio in particolare sono finiti nel grano che poi è servito per fare la farina che è servita per il pane prodotto nella zona e distribuito chissà dove.
Ma soprattutto il mercurio è finito nell’uomo attraverso l’acqua e l’assunzione di sostante contaminate e questo è stato certificato fin dal 1970 quando le analisi del professor Caracciolo dimostrarono senza ombra di dubbio che persino nei capelli dell’uomo di ritrovavano sostanze cancerogene al di sopra dei livelli normali.
Tutto chiaro, tutto certo, tutto dimenticato come molte cose dello scandalo di Bussi e della Montedison.
Questi fatti vengono ripresi nuovamente nella relazione dell’Istituto Superiore di Sanità nella Relazione depositata al Processo in Assise a Chieti sulla megadiscarica di veleni. Nelle oltre 60 pagine c’è di tutto e molto di più per capire che cosa è stato fatto nel Pescarese dalla Montedison con il silenzio assenso della classe politica a tutti i livelli e per molti decenni. 

Così nella relazione si ribadisce che valori medio alti di mercurio furono rintracciati nei prodotti alimentari vegetali nel 1981 così come mercurio fu trovato nel 1972 nei pesci e nei capelli dei pescatori a Pescara. 
La relazione dell’Iss spiega che in uno studio del 1972 sui pesci catturati alla foce del fiume Pescara e nel mare antistante, così come nei capelli dei pescatori, furono riscontrati valori superiori alla legge dal 4,5 sui pesci e 14 volte sugli esseri umani. Nello studio del 1981 sui vegetali coltivati in prossimità del fiume, grano, vite e olivo, già all’epoca gli studiosi notarono valori «medio alti».
Lo studio del 1981 ha preso in esame alcuni campioni di vegetali coltivati in prossimità del fiume Pescara rinvenendo concentrazioni medie di mercurio pari a 0,641 mg/kg in erba di frumento, 0,135 mg/kg in cariossidi di grano, 0,550 mg/kg in campioni di vite e 5,2 mg/kg in foglie di olivo. Valori che sulla base delle informazioni attuali, erano «come 44-150 volte superiori alle concentrazione tipicamente riscontrate nell’alimento in Europabussi_sequestro_discarica

«Si ravvisa un pericolo concreto per la salute umana rispetto al rischio di ingestione di mercurio, veicolato tramite suolo, sedimenti ed acque superficiali nella filiera alimentare», questo si legge nella Relazione dell’Istituto Superiore della Sanità che riprende documenti pure prodotti nel processo e ritrovati nell’archivio segreto della Montedison di Bussi.
Nello studio del 1981 citato dall’Iss nella sua relazione per la Corte d’Assise si parla anche della contaminazione da piombo: «Inquinamento ambientale di particolare gravità in considerazione dell’estensione territoriale e temporale (almeno due-tre decenni)».
Nella relazione si spiega che basandosi sui dati del 1981 oggi «possiamo valutare i valori medi riscontrati sui vegetali raccolti nell’intorno dei sito, nel caso dei germogli di grano, circa 292-561 volte superiori ai livelli tipici di concentrazione di piombo rinvenibili nell’alimento e nei semi 158-225 volte superiori»
Dati che erano arrivati al Comune di Pescara che erano ben noti agli amministratori dell’epoca ma di cui si è persa traccia.
Come già anticipato molti mesi fa da PrimaDaNoi.it, l’allora assessore Giovanni Contratti, era chiaro al riguardo e nella sua “strigliata alla Montedison scriveva: «Per l’inquinamento da mercurio, gli studi condotti dal professor Caracciolo nel dicembre 1971 hanno dimostrato la presenza di mercurio metallico nei pesci e nei capelli dell’uomo. Gli impianti che appronterete dovranno pertanto abbattere oltre che il mercurio composto anche quello metallico. Dovrete affrontare il problema del trattamento delle acque contenenti soda caustica, acido cloridrico, solventi aromatici che anch’essi inquinano le acque».
E poi per l’inquinamento da piombo:
«Per quanto concerne il problema dell’inquinamento da piombo è necessario che da parte vostra ci venga precisato se con l’impianto che state approntando verrà eliminato sia il piombo organico che quello inorganico; che ci vengano precisati inoltre i limiti massimi di contenuto in piombo presente nelle acque dopo il trattamento».
Tra le altre cose l’assessore nel 1972 intimava anche il dissotterramento dei veleni dalle discariche già note e attive da diversi decenni e scriveva:
«Prendiamo atto che i clorometani pesanti che attualmente vengono accantonati nel vostro terreno destinato alla discarica saranno immagazzinati in una serbatoio metallico, avendo poi accettato la nostra tesi relativa all’inquinamento del terreno della falda freatica, riteniamo necessario che da parte vostra si proceda al disotterramento di quanto immesso nel terreno per un più proprio collocamento del materiale inquinante all’interno del serbatoio, misura anti inquinante da cui adottata che noi condividiamo»
«I dati diffusi oggi», commenta Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, «la dicono lunga sul livello di capacità degli enti pubblici di analizzare la situazione di una contaminazione che è nota dal 1972. Non ci sono reazioni adeguate. L’atteggiamento che vediamo è ancora di rimozione del problema, mentre i cittadini aspettano di sapere».
«E’ scandaloso che il ministero dell’Ambiente non pubblichi i dati sui monitoraggi, che pure esistono. C’è stata una contaminazione plurima e ancora non è stato istituito il Registro tumori. Tutto questo – conclude l’ambientalista – è assurdo».

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