Montagna d’estate.Le escursioni in sicurezza, parola del “Maestro” Paolo De Luca /2°parte/FOTO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(wn24)-Redazione – Dopo numerose Mail di apprezzamenti verso il Maestro Paolo De Luca, per la sua competenza e la sua lodevole campagna di sensibilizzazione per rendere la Montagna più sicura e aperta a tutti, ovviamente nei limiti di ogni soggetto, ecco la seconda parte del suo intervento, pubblicato, come sempre, nella rubrica del portale di wallnews24.it  “Montagna”.

Come   bisogna   vestirsi?

Suggerisco un abbigliamento a  strati,  tipo  ” cipolla”  perché   alla  partenza  la  temperatura   è   gradevole  ma  dai  duemila  metri   in  sopra   può  calare  in  maniera  brusca:  il  termometro  si  abbassa  di  6/7  gradi  ogni  mille  mt  di  dislivello ed  i  venti  in  quota  intensificano  notevolmente  la  percezione  del  freddo.   E’  quindi   importante   indossare   più   strati  di  indumenti   per  proteggersi  sia  dal  caldo  sia  dal  freddo.  La scelta  dei  capi  da  indossare  quindi  va  valutata  sotto  l’aspetto  tecnico  prima  che  estetico.   In  commercio  esistono  capi  di  abbigliamento   sportivo  realizzati  con  tessuti   leggeri,  traspiranti, resistenti   grazie  a  tecniche  di  lavorazione  sofisticate  in  grado  di  assicurare  il  massimo  comfort   in  tutte  le  situazioni   climatiche.     

 

Cosa   non   bisogna    veramente   sottovalutare?

Anche   se   è   estate,   in  alta  quota  ci  si  può  imbattere  in  climi  invernali, senza trascurare  la possibilità  di   un  forte  temporale,   più  frequente  nelle  ore  del  pomeriggio.  Giacca  a  vento   impermeabile  e  cambio  di  abbigliamento  riposti  nello  zaino  saranno  decisivi.   Quello  che  proprio  non  si  può  evitare ,  con  tutta  la  prudenza  del  caso,  è  il  rischio di  fulmini:    poco  frequenti  ma  possibili.  Il consiglio  è  il  consueto:  non  sostare  in  luoghi  aperti  o  zone  su  cui  si  possono  scaricare, come  sotto  alberi  isolati,  lungo  le  vie  ferrate,   in  prossimità  della  vetta  o  di  una  cresta;   stare  lontani  dai  corsi  d’acqua (anche  perché il  temporale può  provocare  un  aumento  della  portata  dei  fiumi)   e   non  utilizzare  il  telefonino.  In  caso  di  improvviso  maltempo, è importante   subito  cercare  riparo  in  una  grotta  o  meglio  in  un  rifugio  alpino.  Se vi trovate insieme a dei bambini, per  “distrarli” suggerisco  un  ottimo  passatempo:  invitarli  a  calcolare  la  distanza  del  temporale,  contando  i  secondi  che  passano  tra  il  lampo  e  il tuono  ( 5 sec=5km).   

Attenzione   alla   nebbia.   Può  formarsi  in  breve  tempo  anche  con  buone  condizioni  climatiche  e  rendere  difficile  l’orientamento.  In  caso  di  nebbia  mai  separarsi   dal  gruppo,  restare  a  portata  di  voce  degli  altri  componenti   e  tornare  a  valle  sempre  uniti, perché   è provato  che  l’essere  umano  si  disorienta  in  mezzo  alla  nebbia  ed  inizia a  girare  attorno  ad  un  cerchio  seguendo  le  impronte  sul  terreno,  senza  sapere  che  sono le sue lasciate al  giro  precedente!!   (quindi  gira  sempre  attorno  a  se  stesso   senza  mai  tornare  a  valle!!).

 

Cosa   portare  con  sé?

Nello  zaino  non  deve  mai  mancare  una  borraccia  d’acqua  perché  in  montagna  si  perdono  molti liquidi  con conseguente  affaticamento  del  cuore.  E’  importante  sforzarsi  di  bere  più  del  normale  in  quanto  una  buona  idratazione  contribuisce  a  ridurre  la  secchezza   dell’aria  ed   aiuta  inoltre  a  sostituire  i  fluidi   persi  a  causa  della  pesante  respirazione   legata  alla  quota  e  allo sforzo  fisico.  Bere  liquidi  favorisce  inoltre  una  sufficiente  fluidità  del  sangue:  è  bene  non scordarsi  che  in  quota  il  sangue  tende  a  divenire  più  denso  a  causa  della  produzione  di  globuli  rossi  da  parte  del  corpo  nel  tentativo  di “catturare”  la  massima  quantità  di  ossigeno  possibile.

Oggi   va’   per  la  maggiore  il   “camel  bag”: si tratta di uno zaino dotato di un piccolo serbatoio con tubicino collegato tramite il quale colui che lo porta  alle  spalle può bere ed idratarsi senza doversi necessariamente fermare . E’ inoltre importante avere  sempre   gli  occhiali  da  sole  con  protezione  laterale,   la  crema  protettiva  solare, lo  stick  per  le  labbra,  la  giacca  antivento  (possibilmente  impermeabile),  gli  indumenti  di  scorta,  tra  i  quali  guanti  e  cappello  perché  la  dispersione  termica  avviene  maggiormente   dalla   testa  e  dalle  mani. Non può alla fine mancare l’occorrente  per  le  situazioni  di  emergenza:  bussola,  altimetro,  telo  termico,  lampada  frontale,  10  metri  di  cordino e casco  protettivo, imbracatura,  4  metri  di  cordino da 11mm,  un  moschettone  a  ghiera  di  sicurezza  e  due  da  ferrata ( nel  caso  si  voglia  scegliere  un  sentiero  attrrezzato), kit  di  primo soccorso  (lozione  per  punture  di  insetti,  siringa  aspira  veleno,   acqua  ossigenata  e  garze).   Particolare attenzione merita la scelta del telefonino.  Negli  smartphone,  si   può   scaricare   l’applicazione  “GeoResQ”. E’  un  nuovo  servizio  di  geolocalizzazione  e  d’inoltro  delle  richieste  di  soccorso  che  tiene  traccia  del  percorso  comunicandolo  a  chi  volesse  seguirci  da  casa  e  per  inoltrare  tempestivamente  la  richiesta  di  soccorso  alla  centrale  operativa  attiva  24  ore  su  24.  GeoResQ vuole essere  un  valido  aiuto   per  incrementare  la  sicurezza  in  montagna.  Utile  per  il  corretto  funzionamento  del  cellulare  e  della  lampada  è  il  controllo  periodico  delle batterie  per  verificare  la  carica  residua   e  l’utilizzo  di  tipi  ad  alta  capacità.  Se  l’escursione  si  protrae  per  più  giorni  aggiungere  un  sacco  lenzuolo  oppure  un  sacco  a  pelo (obbligatorio  nei  rifugi  CAI  di  tutta  Italia)  e  denaro  in contanti  perché  spesso  non  c’è  la  possibilità  di  pagare  con  la  carta  di  credito.  Portare  sempre  con  sé  i  numeri  telefonici  dei  contatti  utili  della  zona  (ad  esempio  quello  dell’albergo ,  dei  rifugi  alpini  presenti  nella  zona  ecc.).                         

 Una   volta   iniziata   l’escursione?

Prima di incamminarsi, è importante  comunicare  preventivamente   e   con  precisione   a  parenti  o  amici  la  meta,  l’itinerario  scelto,  l’ora  prevista del  rientro  in  modo  da  dare  la  possibilità  concreta,  in  caso  di  un  eventuale  soccorso,  di  essere  localizzati   il prima  possibile. 

Una  volta  partiti:

ü  ricordare di non  iniziare  con  un  passo  veloce  perché,  nella  prima  parte  dell’escursione  è  necessario   fare  un riscaldamento,  senza  forzare  il  passo: si  avrà  tempo  per  stancarsi  quando  il  sentiero  inizierà  a  “tirare”, diventando più ripido;

ü  non  dimenticare, inoltre,  che  si  deve  tornare  anche  indietro: dosare correttamente  gli  sforzi   è fondamentale;

ü  seguire  fedelmente  il  resto  del   gruppo  e  stabilire  punti  di  riferimento   durante  il  percorso  per  orientarsi  in caso  di  smarrimento;

ü     seguire  sempre  il  tracciato  del  sentiero   perché   è   sicuro  e  contraddistinto  da  segnavia  di  colore  bianco  rosso;  nei tratti in cui è esposto   bisogna   prestare  attenzione   soprattutto  in  presenza  di  neve;   tali  passaggi  vanno  poi   evitati   se   c’è   ghiaccio; 

ü  sul  sentiero   bisogna prestare   molta   attenzione   non   solo   a   non   scivolare,   ma   anche  a  non   far   cadere   sassi   su  coloro  che  si  trovano   più  a  valle:  se   dovesse  partirne  uno,  bisogna subito   gridare  per   avvertire  del  pericolo;  

ü  Se  il   sentiero   diventa   impegnativo   e   ci   sono   piccoli  balzi  da  superare,  non   si  deve  aver   paura  di “ sporcarsi “  le mani;  è   importante   utilizzare   mani   e   braccia   per   superare   questi  ostacoli.

 

 

 “Fiato grosso”,   cosa   fare?

Salendo  di  quota, per compensare la diminuzione di ossigeno  si  è  costretti  a  respirare  più  velocemente  e  restare  senza  fiato  è  normale:  non  appena  si  inizia  ad  avvertire   la  stanchezza,   è  consigliabile  fermarsi   per recuperare e, con l’occasione, ammirare il panorama. L’ideale  sarebbe  fare  una  pausa  di   5-10  minuti  per  ogni  ora  di  camminata   anche  per   abituare   l’organismo  alla  nuova   altitudine  e  alle  quantità   progressivamente  inferiori   di   ossigeno ( processo  di   “acclimatazione  all’altitudine”).   Se  pochi  minuti  non  bastano  a  riportare  la  frequenza  del   battito  cardiaco  alla  normalità,   è  consigliabile  prendere  più  tempo  e  magari  fare  uno  spuntino  con  cibi  leggeri , come,  ad  es.,  insalata  di  pasta,  di  cereali  o  di  riso perché,  in  condizioni  di  affaticamento,  lo  stomaco  rigetta  cibi  troppo  complessi, mentre sono  ottimi  gli  alimenti  semplici  ed  energetici   come  biscotti  integrali,   frutta   secca.  E’  bene  utilizzare  zuccheri  semplici  come  il  fruttosio,  mentre  la  frutta  secca  è  ricca  di  potassio  ed  aiuta  a  prevenire  i  crampi.  Da  evitare  cibi  salati  o  piccanti  perché  inducono  ulteriore  sete :  da  qui  emerge  che  è  fondamentale  allenarsi   fisicamente  prima  di  affrontare  un’escursione!

 

In  quale  momento  dell’escursione  bisogna  prestare  maggiore  attenzione?

 Bisogna   essere   sempre  attenti,  prudenti   e  vigili;   l’escursione  in  montagna  inizia  appena  lasciamo  l’auto  o  la  struttura  ricettiva  turistica  e  finisce   quando  torniamo  da  dove  siamo  partiti!   Particolare  attenzione  merita  la  discesa  perché  può  diventare  pericolosa  se  la  si  affronta  in  condizioni  di  notevole  stanchezza   e distrazione (diventano  frequenti  storte  alle  caviglie  soprattutto  nei  tratti  di  ghiaia). In questi casi  è  doveroso  procedere  lentamente,  camminare  al  centro  del  sentiero e  mai  sul margine,  cercare  di  poggiare  il  piede  in  posizione  trasversale  rispetto alla  pendenza  del  terreno  per  avere  così  più  aderenza  al  suolo.  E’  vivamente   consigliato   l’utilizzo dei   bastoncini  da  trekking   perché  aiutano  a  scaricare  parte  del   peso   sulle   braccia  alleggerendo  così  la fatica  e  le sollecitazioni   alle  ginocchia.   Una  cosa  da  non  trascurare:  se   si   prevede   di   fare   tardi   perché    intrattenuti   da  un’allegra  compagnia  in  un  rifugio, avvisare  per  tempo  la  famiglia  in  modo  da  evitare  un  inutile  allarmismo.

 

E   la   sera finalmente a   casa

Rientrati  a  casa  – ragionevolmente  affamati –  dopo  la  doccia,  mai  abbuffarsi  con  cibi  abbondanti,  ricchi  di  grassi  e  con  scarso  valore  nutrizionale.   Per  un  rapido  recupero  fisico  e  per  avvertire  meno  il  senso  di  stanchezza   sono  da   preferire  pasta,  legumi, cereali, frutta & verdura  e  acqua  a  volontà.   Sconsigliabile  nelle  ore   successive   l’escursione   assumere   carne   rossa   perché      facilita  il  processo  di  acidificazione  dei  muscoli,  al  limite  è preferibile scegliere  quella  bianca.

 

Ho provato a riportare alcuni consigli, alcune raccomandazioni ma in realtà  non  sono  che  una  sintesi  dell’immenso  bagaglio  tecnico  esistente  e sarebbero  ancora  molte  le  cose  da  dire. Questo  però  non  deve  indurre   a  pensare  che  la montagna è per pochissimi e che  è  meglio  restare  a  casa: quello che ho cercato di far emergere  è  proprio, invece,  che  si  può  godere  del  fascino  e  della  bellezza  della  montagna,  immergendosi   in  ambienti  stupendi,  adottando   semplici piccoli  accorgimenti, guidati dal  buon  senso  e  da accortezza.  La  natura  va  rispettata   ed   ascoltata:   riconoscere  o  prevenire   un   pericolo  nascosto,  essere   coscienti  delle  proprie  capacità  e  delle  proprie  forze,  può  far  sì  che  una  bella  escursione  rimanga  tale…in   modo   da   ricordarla   tutto   l’anno! 

Nella  speranza   di  essere   riuscito  nel  mio  intento,  non  resta  che  augurare  buone  escursioni  a  tutti  nel  rispetto  delle  regole  dettate  dalla  sicurezza, nel  rispetto  dell’ambiente  montano – flora e fauna  e  nel  rispetto  delle  regole  del  buon  senso   in   generale,  delle  culture  e  delle  tradizioni   locali.

Permettetemi due ultime raccomandazioni nell’interesse di tutti gli amanti della montagna:  mai   lasciare  i  rifiuti  in  giro,  ma riportarli   a  valle.  Se  una  buccia  di  banana  ci  mette  circa  6  mesi   a  degradarsi,  una  lattina  impiega   500  anni! 

Evitare  di  fare  rumore  perché  la  montagna  è  fatica, solitudine, silenzio…. e chissà, magari si potrà anche avere la fortuna di vedere  qualche  animale  selvatico! 

 

 

 

 

 

 

 

 

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