IL NOSTRO AVVOCATO. Covid: chi non si vaccina può essere licenziato? Rispondono gli avvocati della “Vuelle Legal Service”

IL NOSTRO AVVOCATO. Covid: chi non si vaccina può essere licenziato? Rispondono gli avvocati della “Vuelle Legal Service”

(wn24)-Redazione – Riprendiamo il “cammino” per analizzare legalmente i vari aspetti legati al Covid-19. L’Avvocato Vincenzo Lo Sterzo del Foro di Teramo, della “Vuelle Legal Service, con sede in Via Raffaello Sanzio, 13 a Giulianova(TE), risponde ad una domanda molto importante per questo periodo: “Chi non si vaccina può essere licenziato?”

 L’Avvocato chiarisce che “tutelare la salute significa, in periodi di pandemie, vaccinare il maggior numero possibile di persone”. Vincenzo Lo Sterzo precisa che “non è un’indicazione ‘morale’, ma ciò che prevede la legge.

Il principio per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario, se non per disposizione di legge è previsto dalla Costituzione.

L’art. 279 del Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro [D.Lgs. n. 81/2008] impone al datore di lavoro di mettere a disposizione ‘vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente.

Il Covid-19 rientra tra gli agenti biologici, peraltro [compreso nel gruppo 3, e dunque] uno dei più insidiosi, come stabilito da due decreti legge che hanno recepito la direttiva europea (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020. Quindi, a norma di legge, essendo – come speriamo tutti – ora a disposizione un vaccino per il Covid (l’agente biologico), il datore di lavoro è tenuto a mettere ‘a disposizione’ vaccini efficaci. Stiamo parlando di milioni e milioni di persone, dipendenti (e non) privati e pubblici”.Se è vero che la legge dice ‘mettere a disposizione’ – precisa Lo Sterzo – e dunque non obbliga nessuno a vaccinarsi, è anche “vero che la stessa norma impone al datore di lavoro ‘l’allontanamento temporaneo del lavoratore’ in caso di inidoneità alla mansione ‘su indicazione del medico competente’. E come può il medico non esprimere un giudizio di inidoneità se il datore di lavoro, proprio su parere del medico competente, ha messo a disposizione il vaccino, poi rifiutato dal lavoratore? La sorveglianza sanitaria non serve solo a tutelare il singolo lavoratore, ma anche tutti gli altri. 
La Corte Costituzionale lo ha ribadito più volte: la tutela della salute è un diritto dell’individuo e un interesse della collettività. La legge prevede l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo ‘ove possibile’. La Cassazione ritiene che tale obbligo di “repechage” (ripescaggio) non può ritenersi violato quando la ricollocazione del lavoratore in azienda non è compatibile con l’assetto organizzativo stabilito dall’azienda stessa. Insomma, il datore di lavoro è obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare il lavoro, ma se questo non è possibile si rischia la rescissione del rapporto di lavoro”.Alla domanda se il rifiuto della vaccinazione può essere dunque giusta causa di licenziamento, l’Avvocato Vincenzo Lo Sterzo della Vuelle Legal Service, con sede in Via Raffaello Sanzio 13, a Giulianova(TE), ha risposto in modo netto: “Lo stato di emergenza non consente i licenziamenti, il lavoratore fragile ha diritto allo smart working. Ma in futuro il problema potrebbe presentarsi. Qualcuno potrebbe lamentare la violazione della libertà personale di non sottoporsi al vaccino. Potrebbe sì, ma per avere ragione dovrebbe prima cambiare la legge. Altrimenti la normativa è chiara nel prevedere la messa a disposizione del vaccino, l’allontanamento e la destinazione ad altra mansione ‘ove possibile’ del lavoratore che si rifiuti inidoneo”. 
Con nota del 24 giugno 2020 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha chiarito che la causale covid-19 di divieto di licenziamento si applica anche alla inidoneità sopravvenuta alla mansione.

L’Avvocato Maria Grazia Cavallo, legale di riferimento di alcune Rsa per le questioni Covid ha, nello stesso senso, chiarito che il personale delle Rsa che non dovesse sottoporsi al vaccino contro il Covid dovrebbe essere trasferito dal datore di lavoro a mansioni “che siano prudentemente distanziate dagli ospiti e tali da non generare contatti rischi di contaminazione”. Se questo non fosse possibile “i lavoratori sarebbero da considerare inidonei alle mansioni di assistenza agli anziani”.

Nel frattempo due volontarie della Croce Rossa Italiana di Feltre, in provincia di Belluno, sono state sospese dal servizio sulle ambulanze per essersi rifiutate di vaccinarsi contro il Covid-19.
Il presidente del comitato locale, Andrea Zabot, ha dichiarato che “abbiamo solo due casi, ma potrebbero essercene molti di più” e che i volontari “non possono essere obbligati” a vaccinarsi perché la somministrazione è su base volontaria. Ma, visto il rischio che rappresentavano per i pazienti, hanno preferito allontanarle dal servizio sulle ambulanze. 

 Cosa accade in Germania
In Germania invece dopo un inutile un ultimatum di tre giorni, entro i quali dovevano decidere se tornare sui loro passi e farsi somministrare il vaccino anti-Covid, sette infermieri di un servizio a domicilio (Pflegedienst) per anziani a Dessau, nel land tedesco di Sassonia-Anhalt, hanno rifiutato di farsi inoculare la dose del medicinale Pfizer-Biontech, e sono stati licenziati.
 Nel land non è prevista la vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus, e alcuni dei dipendenti che hanno perso il lavoro presso il servizio infermieristico di Dessau starebbero pensando di fare causa. Parlando all’emittente statale Mdr-SachsenAnhalt, gli infermieri hanno affermato di non essere contrari alla vaccinazione, ma solo di aver “bisogno di più tempo per pensarci”. Ma Rene Willmer, della direzione del servizio infermieristico, non riesce a capire l’esitazione dei suoi ex dipendenti: “Penso che tutti coloro che lavorano nell’assistenza infermieristica dovrebbero avere abbastanza buon senso da sapere che la vaccinazione è importante e che deve essere fatta”, ha detto a Mdr.

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