Operazione della GDF e Carabinieri a Chieti: sequestrati auto, terreni e negozi finanziati con lo spaccio di droga
(wn24)-Chieti – Guardia di finanza e carabinieri di Chieti hanno eseguito un decreto di sequestro di prevenzione emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale Ordinario di L’Aquila – Sezione Specializzata nelle Misure di Prevenzione, in relazione ai beni nella disponibilità del proposto, dei propri familiari o la cui titolarità è stata fittiziamente per le indagini intestata a terze persone in quanto, sulla base degli accertamenti svolti, è stato ritenuto soggetto pericoloso, che ha reimpiegato o riciclato il profitto delle proprie attività delittuose attraverso i beni dei quali dispone in valore sproporzionato, rispetto alla capacità reddituale effettivamente dichiarata.
In particolare, gli esiti delle indagini condotte dai militari teatini, appartenenti al Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza e al nucleo investigativo dei carabinieri, in un distinto procedimento penale pendente presso la D.D.A. di L’Aquila, hanno portato la competente autorità giudiziaria a ritenere il proposto gravemente indiziato di essere il promotore e l’organizzatore di un’associazione, operante nel territorio provinciale, finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti nonché autore di reati quali estorsione, lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale, porto illegale di armi, con l’aggravante del metodo mafioso e nell’ambito del quale è stato già sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere con ordinanza emessa dal G.I.P. di L’Aquila nel mese di gennaio.
Al destinatario della predetta misura di prevenzione patrimoniale sono risultate riconducibili molte attività economiche che le indagini hanno portato a ritenere essere state utilizzate anche quali centrali operative per le riunioni degli associati, spesso intestate a prestanome ma di fatto gestite dallo stesso e che, secondo le contestazioni mosse a suo carico, hanno trovato finanziamento dagli introiti economici provenienti dai suddetti traffici illeciti.
E’ stato infatti ipotizzato che il proposto abbia coinvolto tutto il nucleo familiare nella gestione delle proprie risorse nonché altri soggetti a lui molto vicini, provvedendo ad attribuire fittiziamente ad essi la titolarità di diverse imprese.