Pescara, Ascoli e Teramo: “guerra” per i centri commerciali

Spuntano come funghi alle periferie delle grandi città. I centri commerciali, man mano inglobati dall’espansione delle metropoli iniziano a diventare vero e proprio arredo urbano. Imponenti, coloratissimi, multifunzionali e importati direttamente dagli USA, sono diventati non solo tappa fissa delle famiglie alla ricerca del prezzo più conveniente, ma veri e propri luoghi di ritrovi per i più giovani. E anche a pescara, Ascoli piceno e Teramo nascono una media di 1 ogni 3 anni. L’agglomerato più imponente di questa triade di città e dualismo di regioni, è quello tra Città Sant’Angelo e Pescara, segue a ruota quello a cavallo tra l’Abruzzo e le Marche, esattamente tra Porto D’Ascoli e Teramo. Insomma, un fenomeno che oramai non preoccupa più i piccoli commercianti perché loro sono già in via di estinzione.

Le polemiche risaltano ancora in evidenza nei periodi delle feste, perché proprio a cavallo delle due ricorrenze maggiori (Natale e Pasqua) i piccoli commercianti rimasti alzano la voce, perché inevitabilmente i centri commerciali fanno il pieno e i piccoli si devono accontentare di una piccola percentuale di clienti.

Per il mondo della politica, comunque, la parola d’ordine resta:  libertà di scelta. Le polemiche degli ultimi giorni riguardano soprattutto l’apertura domenicale. Per le imprese rimaste in città si tratta di una sleale concorrenza, mentre per i dirigenti dei grandi centri commerciali resta una “possibilità in più da dare ai cittadini”.

A fronte di una situazione in via di evoluzione, c’è chi grida già ad alta voce “STOP” ai centri commerciale sia in Abruzzo che nelle Marche che nel Molise. Parole inascoltate, perché di recente, come noto, è stato aperto il più grande Outlet del centro sud Italia, è proprio nella regione, Abruzzo, dove la voce dei piccoli commercianti è arrivata anche in consiglio regionale.

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