Grottammare.Cinema d’autore: incontro con il documentarista Pippo Delbono

162601621-9194a6d3-a190-492e-848e-c40fbc8efd17(wn24)-Grottammare (AP)  – Questa sera, Venerdì 27 settembre,dalle ore 21.00, al Teatro delle Energie di Grottammare (AP), sarà proiettato il documentario “Amore carne” del grande autore, attore e regista PIPPO DELBONO. Seguirà un incontro con l’autore, curato da Vincenzo Maria Oreggia.
“Amore carne” è un diario di viaggio. La piccola telecamera e il telefonino di Pippo Delbono catturano momenti unici, incontri ordinari o straordinari. Da una stanza d’albergo di Parigi a un’altra di Budapest, si intreccia un tessuto del mondo contemporaneo. Insieme a tanti testimoni, alcuni famosi, altri no, che esprimono o danzano la loro visione dell’universo. A volte la camera agisce di nascosto. A volte riprende gli attimi che precedono una catastrofe, come il terremoto a L’Aquila. Oppure il dopo, come a Birkenau. Gli incontri (con la madre, gli amici, gli estranei) sono visioni del mondo di ieri, oggi, domani. Un mondo raccontato attraverso la musica (come il violinista Alexander Balanescu), il gesto (Marie-Agnès Gillot, étoile dell’Opera di Parigi), la parola (le attrici Irène Jacob e Tilda Swinton) o il silenzio (come Bobò, lo storico attore sordomuto di Delbono, o come l’artista Sophie Calle e l’attrice Marisa Berenson). Da una scena all’altra, da uno spazio all’altro, si parla dell’amore, della poesia, della carne. Con tutto il loro carico di passione, dolore, tragedia e umorismo. 
 
Pippo Delbono inizia negli anni ‘80 gli studi di arte drammatica in una scuola tradizionale, che lascia dopo l’incontro con Pepe Robledo; insieme si trasferiscono in Danimarca e si uniscono al gruppo Farfa, diretto da Iben Nagel Rasmussen (attrice storica dell’Odin Teatret). Nel 1987 crea il suo primo spettacolo “Il tempo degli assassini” e nello stesso anno incontra Pina Bausch, che lo invita a collaborare al suo Wuppertaler Tanztheater. Questa straordinaria occasione segna una tappa fondamentale nel suo percorso alla ricerca di un nuovo teatro. Ne “La rabbia” (1995), omaggio a Pier Paolo Pasolini, si riscontra una modalità diversa di fare teatro, espressa compiutamente in Barboni (1997), che vede protagonista Bobò, un uomo sordomuto e analfabeta incontrato nel manicomio di Aversa, dove era stato rinchiuso per 45 anni. Nelle capacità gestuali di Bobò, Delbono riconosce i principi del teatro orientale: gli elementi che lui aveva appreso dopo lunghi anni di training erano presenti in Bobò come dote acquisita, in una totale assenza di retorica. Nello spettacolo “Guerra” (1998) si uniscono l’ex clochard Nelson Lariccia e Gianluca Ballarè, affetto da sindrome di down. Rifiutando l’etichetta di Teatro Sociale, Delbono dice di scegliere questi attori perché li ritiene i più adatti ad incarnare la sua visione di teatro basato sulle persone e non sui personaggi. Un teatro non psicologico, lontano dai cliché insegnati nelle accademie. Gli spettacoli di Delbono non sono allestimenti di testi teatrali, ma creazioni totali.
Nel 2003, dalla tournée di “Guerra” in Palestina e Israele, nasce un documentario dal titolo omonimo che vince il David di Donatello. Nel 2011 debutta “Dopo la battaglia”, con il violinista Alex Balanescu e la danzatrice Marie Agnès Gillot. L’opera viene definita un inno all’amore, vincendo il Premio UBU 2011.
La Compagnia Delbono è stata ospite di diversi festival internazionali e molti teatri hanno dedicato retrospettive ai suoi spettacoli: il Théâtre du Rond Point di Parigi, il CCB di Lisbona, il Palais des Beaux Arts di Bruxelles, il Berliner Festpiele di Berlino, il Festival di Otono di Madrid. L’Enrico V è stato rappresentato alla Royal Shakespeare Company di Stratford-upon-Avon. La Compagnia Delbono ha fatto tappa in più di cinquanta paesi al mondo, rappresentando un caso unico nella storia del teatro italiano.
 
 

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