“Caretta caretta” a Roseto. Il Sindaco:”Adesso un convegno per capire meglio il fenomeno”
A tracciare un bilancio tecnico dell’evento, il responsabile del Centro Studi: “Un evento straordinario dal punto di vista scientifico e zoologico – sottolinea Olivieri – in quanto si tratta della deposizione di uova di tartaruga marina più settentrionale finora segnalata nei nostri mari. Solitamente la caretta viene nelle acque basse dell’Adriatico per mangiare e svernare, in questo caso ci ha regalato un nido di 43 gusci chiusi. Di questi, oltre ad alcuni gusci rotti, cinque uova sono risultate non fecondate: in totale 30 tartarughine hanno potuto raggiungere il mare e questo non sarebbe avvenuto normalmente, per una serie di condizioni ambientali sfavorevoli”. L’esperto evidenzia, infatti, che la deposizione è avvenuta in una zona fortemente antropizzata e caratterizzata da inquinamento luminoso, che porta gli esemplari a disorientarsi e a perdere il naturale senso che li guida verso il mare.
“Questi aspetti – prosegue Olivieri – sono stati motivo di grande apprensione da parte del Centro, che ha coordinato l’azione dei volontari, assicurando un veterinario marino h24 per i 12 giorni di osservazione. Il 26 settembre, data dell’ultima schiusa, sono nate 8 tartarughe: abbiamo dovuto aiutarle ad uscire da una buca alla profondità di circa 25 cm, cosa non facile perché nell’area la sabbia è fortemente compattata, e guidarle con luci a led verso il mare. Da questo periodo intenso di osservazione è emersa tutta l’importanza del monitoraggio: senza questa azione fondamentale eventi come questo sarebbero passati inosservati, con conseguenze fatali per le piccole tartarughe”.
Gli esemplari memorizzano perfettamente le coordinate geografiche del luogo di nascita e tornano sulle coste dove sono nate, ad una distanza di circa 20, 25 anni. La stessa tartaruga potrebbe tornare a deporre nuove uova nello stesso sito, in genere dopo un periodo di due, tre anni.
“Per questo – conclude l’assessore al Turismo, Maristella Urbini – ribadiamo l’impegno dell’amministrazione a tutelare l’area, attenendoci alle indicazioni degli esperti del settore, che hanno curato la schiusa. Da evidenziare anche i risvolti in materia di promozione turistica per il territorio rosetano, che si segnala all’attenzione del mondo scientifico per la presenza di specie protette come il fratino e ora la caretta, e per tutto il comprensorio, sempre più attrattivo per il moderno turista, attento alla sostenibilità ambientale. Un percorso unito, non solo simbolicamente, dalla realizzazione della pista ciclabile, che consentirà di raggiungere in bici la Riserva del Borsacchio e l’area di nidificazione delle tartarughe”.