Donna morta:viveva da barbona, ma possedeva c/c bancari e lingotti d’oro

20131101_20131101_foto_vecchia(wn24)-Pescasseroli(AQ) –  Aveva vissuto quasi sempre in piena povertà, come una barbona,in qualche caso anche peggio, ma alla sua morte si è scoperto che possedeva un ricco patrimonio che le poteva permettere di vivere molto più che dignitosamente. Parliamo di Giuseppina Buonadonna, nata a Vercelli nel 1936, arrivata nella capitale del Parco nazionale d’Abruzzo, insieme al marito,morto da tempo, intorno agli anni ’80. Ha vissuto per oltre 20 anni dentro una roulotte fatiscente parcheggiata in un campeggio, con i suoi affezionati 15 gatti e in pessime condizioni igienico sanitarie. Rovistava nei cassonetti, elemosinava generi alimentari che spesso rubava, chiedeva bombole per il gas e anche denaro.
Il proprietario dell’area attrezzata dove risiedeva gli aveva intimato lo sfatto per finita locazione. La donna, costituita in giudizio, vinse la causa, tanto che il giudice del Tribunale Civile di Sulmona, Massimo Marasca, condannò il campeggiatore al rimborso di circa 10 mila euro. Molti organi di informazione si sono interessati al suo caso che appariva come il dramma di una donna «invisibile» che cercava aiuto dalle istituzioni. Durante le abbondanti nevicate del mese di febbraio di due nani fa, venne trasferita in una casa di cura a Barrea ma lei soffriva il fatto di essere stata sradicata dall’ambiente dove aveva vissuto per tanti anni. Nella casa per anziani si rifiutava di mangiare negli spazi comuni insieme agli altri ospiti facendosi servire nella stanza che gli era stata assegnata e dove aveva ricostruito l’ambiente della roulotte.
A seguito della frattura del femore, Giuseppina Buonadonna è stata ricoverata nell’ospedale di Sulmona. Le sue condizioni di salute, alquanto precarie, non hanno consentito di effettuare l’intervento chirurgico. Così è stata deciso di condurla in un centro di Castel di Sangro, dove è deceduta qualche giorno fa all’età di 77 anni, dopo qualche mese di malattia. La sua salma è stata tumulata nel cimitero di Pescasseroli, al fianco del marito Guglielmo, morto precedentemente.
Nessuno avrebbe mai pensato che l’anziana, sempre triste e sola, che indossava abiti strappati e sporchi, che carpiva addirittura i ceri votivi, avesse un consistente conto depositato in un istituto di credito, che supererebbe i 200 mila euro, oltre lingotti in oro, anch’essi di un notevole valore e preziosi. Altre sorprese di denaro contante potrebbero venire fuori da una cassaforte tenuta in un luogo che poche persone conoscono. Intanto gli amministratori della casa di cura di Barrea, probabilmente, cercheranno di recuperare almeno i compensi delle rette. «Ha ingannato tutti – commenta la responsabile della casa di cura per anziani Maria Tamburro – mi ricordo che quando è arrivata, era in condizioni davvero disumane. Aveva il grasso addosso. Noi gli abbiamo voluto bene».

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