Acquaviva Picena. Sotto i “fendenti” della crisi, anche la Roland chiude. Protesta dei dipendenti

roland_europe_sede(wn24)-Acquaviva Picena (AP)  – C’è la pioggia e c’è il vento a frustare il parcheggio della Roland. Le tute blu, con il marchio aziendale e due bandierine, una italiana e l’altra giapponese, appese all’esterno del cancello in segno di protesta sono zuppe. Così come fradice sono le bandiere delle sigle sindacali e i cartelli. Dentro, tra le fisarmoniche e le tastiere esposte come in un museo della storia dell’elettronica e della tecnologia più avanzata, facce arrabbiate, tristi ma al tempo stesso determinate a non lasciarsi andare. Sono quelle dei dipendenti, persone che una mattina, quella di giovedì, sono entrate in uno stabilimento che chiude il proprio bilancio in attivo e che, a sera, sono uscite da una fabbrica prossima alla liquidazione. Persone che, come spesso accade nelle grandi aziende, quelle mura la le vivono come una seconda casa e che, ora arrivano al punto di volerle difendere dai loro stessi padroni. Perché le maestranze, in questo caso, sono pronte a vendere non tanto un’azienda, quanto un’idea a chi avrà il coraggio di investire.
“Si sta chiudendo un’azienda sana – ci dicono all’unisono appena mettiamo piede nello stabilimento – un’azienda con un bilancio positivo che rappresenta l’eccellenza nel nostro campo. I nostri prodotti vengono apprezzati, prodotti e venduti a tutti i musicisti del mondo”.  Ognuno parla con sicurezza e decisione. Le parole sono diverse per ciascuno ma il senso è unico per tutti: può chiudere lo stabilimento, ma la professionalità non è in liquidazione. “Da questo stabilimento partono le idee – spiega Roberto Gaetani, responsabile del marketing che, ieri, avrebbe dovuto essere in Giappone per presentare i nuovi progetti –. Abbiamo lavorato all’ideazione di nuove produzioni che, con la decisione presa la scorsa settimana, non prenderanno mai più vita sotto il marchio Roland”.
La speranza è che tutto ciò non cada nel vuoto: “Un ripensamento dei giapponesi? Certamente non arriverà – aggiunge Giorgio Ricci, un altro degli addetti al marketing dell’azienda – lo si è visto anche nel modo in cui hanno comunicato la notizia: in video conferenza. Non si sono neppure fatti vedere. La speranza è che qualche investitore possa credere in questo progetto e abbia voglia di portare avanti le idee e il lavoro di questo gruppo di persone che, da anni, riscuote consensi e apprezzamenti in tutto il mondo. E i numeri lo confermano”.
E ci sono anche le classiche voci di corridoio, quelle che descrivono una situazione, quella che si sta vivendo nel quartier generale giapponese, dalla doppia faccia: da un lato la vecchia guardia che fondò la Roland ormai oltre 40 anni fa che vorrebbe salvare lo stabilimento acquavivano, dal 1988 fulcro della Roland Europe, dall’altro le nuove leve che vorrebbero sottrarsi alle eccessive spese di gestione imposte dalla presenza sul territorio italiano che, alla fine, l’avrebbero avuta vinta. E tutti concordano nel dire che sarebbe uno smacco se l’azienda riuscisse a sopravvivere al marchio Roland. “Dal Giappone hanno fatto una incomprensibile scelta suicida – ribadisce Sergio Girolami, uno dei dipendenti – i nostri strumenti sono sempre stati i più apprezzati a livello mondiale. Avere la possibilità di ripartire significherebbe mantenere in vita un’azienda leader del settore”
 
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