L’Aquila. Stupro studentessa appello: confermati 8 anni di carcere per l’ex militare

militare__francesco_tuccia_(wn24)-L’Aquila – La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato gli otto anni di carcere inflitti il 31 gennaio 2012, in primo grado, ma i giudici di secondo grado hanno considerato più gravi le modalità della violenza sessuale di cui si è macchiato Francesco Tuccia, il 23enne ex militare campano di stanza nel capoluogo condannato da due tribunali per aver stuprato una giovane laziale che studiava all’Università. Un fatto avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 febbraio del 2012 all’esterno della discoteca Guernica di Pizzoli (L’Aquila). La Corte d’Appello, dopo circa quattro ore di Camera di Consiglio, ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà e delle sevizie, come da istanza della difesa e del procuratore generale Ettore Picardi, che in mattina al termine della requisitoria aveva chiesto undici anni di carcere (di cui sette per violenza sessuale e quattro per le lesioni personali). L’entità della pena resta la stessa perchè i giudici hanno ridotto la gravità delle lesioni da dolose a colpose. La giovane studentessa – scortata anche oggi da numerose rappresentanti di associazioni di donne e di centri anti violenza che per tutto il giorno hanno presidiato anche con striscioni la struttura giudiziaria -, a caldo ha sottolineato: «nessuna sentenza e nessun risarcimento mi ripagheranno delle sofferenze che ho subito e che sto continuando a vivere e soprattutto niente mi ridarà la ragazza che ero prima di questo accadimento». La giovane ha incrociato ancora una volta Tuccia, ora agli arresti domiciliari con la possibilità di uscire al mattino per andare a lavorare, che è andato via da Tribunale del capoluogo abruzzese nel pomeriggio. I difensori di Tuccia, che non hanno commentato il verdetto, avevano chiesto l’assoluzione o, in subordine un’ulteriore perizia sulla vittima, richiesta, bocciata, che avrebbe reso possibile uno slittamento della sentenza per concedere un approfondimento delle indagini. Soddisfazione dalla famiglia della giovane vittima per bocca dell’avvocato di parte civile, Enrico Maria Gallinaro: «La sentenza riconosce il gravissimo fatto applicando all’imputato l’aggravante della crudeltà e delle sevizie». Per il legale del Centro antiviolenza dell’Aquila Simona Giannangeli, «non è questione di anni di carcere, abbiamo posto una questione di giustizia su una vicenda gravissima che ha dovuto subire una donna. Non siamo su posizioni giustizialiste ma abbiamo vigilato perchè i diritti e il rispetto della vittima fossero assicurati fino alla fine». La difesa ha annunciato ricorso in cassazione che potrà essere presentato dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 45 giorni.

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