Incredibile malasanità. Durissima accusa di una donna malata: ” Sola , abbandonata nel bagno ad abortire”

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(wn24)-Roma – E’ l’incredibile vicenda di una donna consapevole, capace di volere quello che può avere una persona con un buona salute e invece…. “Io sognavo un figlio, un bambino che avesse qualche possibilità di una vita normale. Invece mi sono ritrovata ad abortire al quinto mese sola come un cane. Abbandonata in un bagno a partorire il feto morto, con il solo aiuto di mio marito Fabrizio. E tutto questo per colpa di una legge sulla fecondazione ingiusta, di medici obiettori, di uno Stato che non garantisce assistenza”. Valentina Magnanti ha 28 anni, minuta e combattiva,e con un filo di voce racconta la sua odissea..Una storia difficile da raccontare, ma rende benissimo un’Italia condannata dall’Europa nei giorni scorsi per violazione della legge sull’aborto, dei diritti delle donne, proprio a causa dei troppi medici obiettori.

“Ho una malattia genetica trasmissibile rara e terribile, ma in teoria posso avere figli, quindi per me non è previsto l’accesso alla fecondazione assistita, alla diagnosi pre-impianto. A me questa legge ingiusta concede solo di rimanere incinta e scoprire, come poi è avvenuto, che la bambina che aspettavo era malata, condannata. Lasciandomi libera di scegliere di abortire, al quinto mese: praticamente un parto”.

“Scopro che la mia ginecologa lo è, si rifiuta di farmi ricoverare. Riesco dopo vari tentativi ad avere da una ginecologa del Sandro Pertini il foglio del ricovero, dopo due giorni, però, perché soltanto lei non è obiettore”.
“Quando è finito tutto non avevo più la forza di fare nulla. L’avvocato parla di omissione di soccorso, io so solo che nessuno deve essere trattato così in un Paese civile. Il responsabile è lo Stato che non garantisce un servizio sanitario adeguato. Nel Lazio quasi tutti i ginecologi sono obiettori. Pensate la desolazione che troppi devono vivere, obbligati a implorare per un ricovero, per abortire, come me, un figlio desiderato”.

“Almeno sulla legge 40 sì. Mi sono rivolta all’associazione Coscioni e abbiamo fatto ricorso perché anche chi ha malattie genetiche possa accedere alla fecondazione

 assistita, alla diagnosi pre-impanto, perché non ci si debba ritrovare ad abortire al quinto mese. E ora il tribunale, per la seconda volta in due mesi, ha sollevato dubbi di costituzionalità su questo punto della legge. Forse ora anch’io potrò diventare madre”.

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