Avevano in casa reperti archeologici di grande pregio. Denunciati dai Cc

(wn24)-Jesi(AN) – Forse ignari possessori di reperti archeologici e, quindi, sei persone restano indagate e qualcuno denunciato. I reperti erano sparsi un po’ in tutta la provincia gli oggetti archeologici recuperati nel corso dell’ultima indagine del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Ancona.
Il ritrovamento più vasto a Sassoferrato, con circa seicento artefatti riferibili ad un arco temporale che va dall’epoca romana a quella rinascimentale e detenuti illegalmente da due soggetti.
Il rinvenimento più inaspettato invece è quello a Filottrano, in seguito al controllo di una collezione privata ma aperta al pubblico in un museo nella quale sono stati individuati otto reperti preistorici o romani di provenienza illecita, anche se il proprietario e la Soprintendenza sembravano non saperlo.
Maggiore importanza storica è stata attribuita al recupero di quattordici oggetti posti in vendita sul web che potrebbero dimostrare l’esistenza di una fattoria romana a San Paolo di Jesi.
A Falconara Marittima, infatti, un uomo ha conservato – dichiarandole come eredità del padre – un cratere che per la Soprintendenza sarebbe «risalente al IV secolo a.C. e probabilmente di origine pugliese» e un’anfora con «evidenti segni recupero in mare – prosegue la dottoressa – che potrebbe quindi essere stata parte di un carico navale».
L’ultimo ritrovamento, a Camerata Picena, è infine quello con i reperti più antichi: una trentina tra ammoniti e altri fossili preistorici, messi in vendita online e presumibilmente scavati nella zona di Assisi secondo gli investigatori. Dietro a tutto ciò non ci sarebbe la figura, quasi mitologica, del cosiddetto “tombarolo”, bensì una serie di personaggi interessati ad avere un ornamento di pregio da mostrare facilmente ai propri ospiti. Ecco perché, secondo il maggiore dei carabinieri Carmelo Grasso «…il traffico illecito di oggetti d’arte o antichi è fiorente e questo alimenta gli scavi».

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