Pescara&Circolo ARCI:il 15 febbraio arriva Pierpaolo Capovilla con “Eresia Socialista”

Pescara&Circolo ARCI:il 15 febbraio arriva Pierpaolo Capovilla con “Eresia Socialista”

(wn24)-Pescara – Il Circolo Arci di Pescara, grazie al contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune , ha allestito nello “Spazio Matta” di Via Gran Sasso, 53, una rassegna dal titolo “A Futura Memoria”. 

Una manifestazione carica di eventi multidisciplinari ideata da ARCI Pescara per commemorare
anniversari storici e culturali di portata nazionale ed internazionale, al fine di generare
un’approfondita riflessione sulle radici storiche e culturali della nostra memoria collettiva e
sulla loro capacità e necessità di segnare il presente e il futuro Il primo ospite della rassegna è Pierpaolo Capovilla, con “Eresia Socialista/Eresia dell’Amore, previsto per Giovedì 15 febbraio a partire dalle ore 21:00

A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, PierpaoloCapovilla, una delle più belle e

disarmanti voci della scena della musica indipendente italiana ( Il Teatro degli Orrori, One
Dimensional Man), interpreta alcuni dei più emblematici scritti del Poeta della Rivoluzione,
Vladimir Vladimiroviĉ Majakovskij.

Pierpaolo Capovilla, classe 1968, è un musicista ed autore della scena indipendente
italiana. Cantante e bassista di uno dei gruppi seminali degli anni ’90, gli One Dimensional
Man, con questi suona una serie sterminata di concerti in Italia e in Europa, e pubblica 5
album destinati a lasciare il segno nella storia del rock italiano più radicale e intransigente.
Nel 2005 fonda il gruppo Il Teatro degli Orrori, con cui si cimenta nelle sonorità a lui
consuete, questa volta però cantando in italiano. Oggi Il Teatro degli Orrori è diventata una
delle band più note ed apprezzate dalla critica e dal pubblico in Italia.
Il mai celato amore per la poesia lo spinge a cimentarsi in reading letterari dei suoi lirici più
amati, da Majakovskij a Esenin, da Pier Paolo Pasolini ad Antonio Delfini, fino al recente
progetto meta-teatrale, “Interiezioni”, su testi di Antonin Artaud e Carmelo Bene.
Nell’ opera di Capovilla sono certamente distinguibili la sua devozione per la tradizione del
rock più sanguigno di matrice americana, l’affezione per la poesia e la drammaturgia
russe, ma anche la passione civile e l’attaccamento ai valori democratici, sempre ribaditi
nei concerti e negli incontri pubblici.
“Non si tratta qui di menar vanto di Majakovskij. Non siamo qui per glorificare il poeta.
Vogliamo invece trascinarlo negli abissi della contemporaneità in cui persistono le nostre
vite. Lo porteremo vicino, vicinissimo a noi…”.

Un reading maestralmente esposto, emotivamente coinvolgente pur nella sua audacia.
Fattore quest’ultimo che evidenzia se possibile, la centralità del poeta russo nell’universo
capovilliano attuale. Vera e propria anima ispiratrice oltre che grimaldello per scardinare
l’oblio non solo calato sulle liriche del poeta, ma anche sulle coscienze dei nostri
contemporanei. Un Capovilla ruba la scena quasi più delle parole di Majakovskij col suo
completo nero, la sua austera figura, il suo stentoreo declamare versi immortali e insieme
tremendamente attuali.

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