Si scava ancora nel pozzo degli orrori: la Procura apre l’indagine per omicidio

Si scava ancora nel pozzo degli orrori: la Procura apre l’indagine per omicidio

(wn24)-Porto Recanati(MC) – Per i resti umani sepolti in un pozzo, il sostituto procuratore Rosanna Buccini ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando i reati di omicidio e occultamento di cadavere.

 Per tutta la giornata di ieri nell’area vicina all’Hotel House di Porto Recanati gli agenti della polizia scientifica e i vigili del fuoco hanno scavato ininterrottamente fino alle 20 di sera riuscendo a recuperare circa una quarantina di frammenti ossei.

Un’operazione complessa effettuata a mani nude per evitare di danneggiare i reperti in condizioni di assoluto disagio, nel pomeriggio di ieri infatti, una porzione del pozzo ha ceduto ed è stato necessario un intervento di messa in sicurezza prima di continuare a scavare. Gli inquirenti sono arrivati a circa 3,5 metri di profondità, su una decina di metri totali, o almeno è questa la profondità ipotizzata. Resta ancora da chiarire a quante persone appartengano i resti finora trovati, gli inquirenti sono prudenti e parlano di un corpo, al massimo due. Il dubbio è dovuto al fatto che sono state trovate due ulne apparentemente uguali, ma si tratta di due ossa comparate sul posto, sporche di fango senza strumenti di misurazione precisi. Se non dovessero affiorare altre ossa di questo tipo bisognerà attendere gli esami in laboratorio per avere un quadro certo. Quel che è certo è che questa mattina si riprenderà a scavare e a cercare. 

Ad oggi sono stati trovati anche una scarpa da tennis e un foulard. Sarebbero questi, insieme alle dimensioni delle ossa, a far ipotizzare che i resti appartengano a Cameyi Mosammed, la ragazzina 15enne scomparsa da Ancona il 29 maggio 2010. La minore era stata vista per l’ultima volta proprio all’Hotel House, pochi metri più in là del campo in via Santa Maria in Potenza dove da due giorni si sta cercando insistentemente. Nel maxicondominio, infatti, otto anni fa viveva il fidanzatino di Cameyi, un connazionale di 20 anni che da diverso tempo non è più in Italia. Ma per avere la certezza che i resti appartengano alla quindicenne bisognerà attendere la comparazione del Dna che verrà eseguita dal gabinetto di polizia scientifica.
Sconcerto e incredulità tra i residenti dell’Hotel House. «Qui siamo preparati a tutto ma a una cosa del genere proprio no – ha commentato ieri l’ex portiere dello stabile Luca Davide -. Sono rimasto allibito. Nonostante da ieri vedo dal balcone la polizia scientifica non riesco a credere che in quel terreno ci possano essere resti di una o più persone. Che la casa colonica fosse frequentata da spacciatori e tossici e che spesso è luogo di incontro per lo scambio di droga è risaputo e più volte abbiamo denunciato episodi del genere. Ma che il terreno potesse conservare le ossa di persone è una cosa che sta creando sconforto dentro tutte le case del palazzone». 

Nel piazzale del condominio pochi parlano del ritrovamento avvenuto mercoledì a pochi metri dall’ingresso principale. «Come comunità senegalese – ha affermato Ibhra Dijop – siamo molto dispiaciuti per quello che sta succedendo. Se i resti sono della 15enne bengalese esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla famiglia e alla comunità bengalese. È una notizia che sta sconvolgendo tutti, indipendentemente dalla nazionalità». Ieri pomeriggio sul luogo del ritrovamento è arrivata anche una volontaria della Caritas, Nilva Mazzieri, che conosceva Cameyi. Ha portato una calla bianca e ha lasciato sul terreno una medaglia raffigurante la madonna.

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