Delitto Pamela. Ancora macabri retroscena:”Fatta a pezzi mentre ancora era viva”

Delitto Pamela. Ancora macabri retroscena:”Fatta a pezzi mentre ancora era viva”

(wn24)-Macerata – Delitto di Pamela e ancora retroscena che fanno rabbrividire. Così in 100 minuti, incalzato dalle domande del procuratore Giovanni Giorgio, l’ex `ndranghetista Salvatore Marino, ha confermato davanti alla corte d’assise di Macerata quanto aveva già dichiarato nell’agosto dello scorso anno al pm, che l’ha sentito nel carcere di Marino del Tronto: «Innocent Oseghale mi ha detto di aver ucciso Pamela». 
Costretto a testimoniare e a farlo senza la protezione dell’identità, nonostante la disponibilità dell’avvocato della famiglia di Pamela a concedere tempo per la testimonianza del collaboratore di giustizia (la cui famiglia è stata minacciata), Marino ha raccontato il suo complesso rapporto in carcere con il nigeriano e ribadito tutti i particolari che hanno portato alla morte della 18enne romana.
Quello tra «lo zio», come Marino veniva chiamato in carcere, e «seg», abbreviativo di «Seghetto», il soprannome con il quale il pentito crotonese chiamava Oseghale per via della sua costituzione fisica, è stato un rapporto nato male, con una rissa tra i due, che avevano le celle a distanza di pochi metri: «Cornuto, pezzo di m.., che cosa hai fatto?», gli disse Marino incontrandolo in corridoio. Quel giorno, l’8 luglio 2018, volarono una bottiglia d’acqua e alcuni sputi tra i due, tanto che la direzione del carcere dispose il divieto di incontro sia dentro, che negli spazi esterni alla struttura. A Marino del Tronto, ha riferito il collaboratore di giustizia, Oseghale era conosciuto come «il macellaio».
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