Corruzione dilagante: arrestato un ispettore delle dogane. Preso con la “bustarella” in mano
(wn24)-Vallefoglia(PU) – La corruzione non si ferma mai: un Ispettore dell’Agenzia delle Dogane è stato arrestato dai carabinieri di Fano(PU) per aver intascato la solita “mazzetta”. questa volta di “soli” duemila euro.Il corruttore o colui che ha pagato è stato un dirigente di un’aziernda locale che voleva sistemare un controllo che, a dire dell’incaricato del pubblico servizio, aveva fatto emergere diverse irregolarità di natura fiscale.
I fatti risalgono alla prima decade di giugno scorso quando un’azienda metalmeccanica con sede a Colli al Metauro ed opificio nella zona industriale di Vallefoglia, aveva comunicato all’Agenzia delle Dogane che avrebbe eseguito, tramite un’azienda metrologica che esercita per conto dell’Agenzia, la taratura periodica di un contatore elettrico fiscale, che misura la quantità di energia elettrica prodotta a fini industriali a mezzo di generatori a combustili fossili per poter ottenere così lo storno parziale delle accise.
I fatti risalgono alla prima decade di giugno scorso quando un’azienda metalmeccanica con sede a Colli al Metauro ed opificio nella zona industriale di Vallefoglia, aveva comunicato all’Agenzia delle Dogane che avrebbe eseguito, tramite un’azienda metrologica che esercita per conto dell’Agenzia, la taratura periodica di un contatore elettrico fiscale, che misura la quantità di energia elettrica prodotta a fini industriali a mezzo di generatori a combustili fossili per poter ottenere così lo storno parziale delle accise.
Presso l’azienda si era regolarmente presentato l’ispettore incaricato che, dopo aver svolto le verifiche del caso, aveva informato il dirigente della rimozione illecita sul generatore oggetto della taratura dei suggelli fiscali. Gli faceva quindi presente che avrebbe dovuto informare l’Agenzia delle Dogane, sottolineando in maniera dettagliata le conseguenze economiche e penali alle quali l’azienda sarebbe andata incontro.
All’ovvia sorpresa del direttore dell’officina che era convinto invece che tutto fosse in regola ed al suo tentativo di documentarsi con l’installatore dell’impianto, l’ispettore gli aveva consigliato di non informare nessuno se fosse stata sua intenzione risolvere bonariamente l’accertamento, continuando a chiedere al malcapitato quale secondo lui poteva essere il modo migliore per farlo. Il direttore, disorientato ed impaurito dalle conseguenze prospettate dall’ispettore ed avendo compreso che il fine ultimo era di ottenere una dazione di denaro, gli aveva fatto una modesta offerta a cui l’ispettore aveva risposto che ne occorrevano almeno dieci volte tanto.
Il dirigente, dopo aver preso tempo, aveva informato il proprietario dell’azienda, il quale, dimostrando alto senso civico e della giustizia, si era opposto fermamente alla dazione di denaro ma anzi avevo informato i carabinieri della stazione di Colli al Metauro che facevano così partire le indagini. Il proprietario ed il dirigente presentavano poi una dettagliata denuncia corroborata dalle testimonianze di alcuni operai che erano venuti a conoscenza della vicenda, specificando anche che l’eventuale consegna della mazzetta sarebbe dovuta avvenire a distanza di alcuni giorni presso l’opificio di Vallefoglia. I carabinieri operanti, dopo aver informato la Procura della Repubblica di Urbino e concordato la consegna controllata, davano il via libera al pagamento simulato al dirigente dell’azienda, il quale confermava l’incontro all’ispettore che nel frattempo aveva intensificato le sue pressioni con incalzanti telefonate e messaggi.
All’appuntamento ed alla consegna del denaro assistevano quindi i carabinieri che subito dopo bloccavano l’ispettore infedele e lo trovavano in possesso della busta contenente le banconote precedentemente fotocopiate dagli operanti, che venivano restituite nelle immediatezze al proprietario.