Curiosità&Personaggi. Stella Chiavaroli, in arte “Red Star Double One”: la prima donna rapper italiana

Curiosità&Personaggi. Stella Chiavaroli, in arte “Red Star Double One”: la prima donna rapper italiana

(wn24)-Redazione – (di Loris Cattunar) – Stella Chiavaroli è una donna rapper impegnata nel sociale,  un’ artista vulcanica piena di energia limpida e positiva.Abruzzese, residente a Silvi è la prima donna rapper italiana  e noi della redazione di wallnews24.it abbiamo voluto approfondire il suo essere artista e, sopratutto, donna rapper, in un mondo dove prevale l’uomo-artista.
 

Stella, sei la prima donna rapper italiana , una grande responsabilità che, di fatto, apre una strada. Come sei stata accolta dai rapper uomini?

Sulla scia delle parole di Carlos Castaneda voglio aprire l’intervista: “una strada è soltanto una tra un milione di strade! Quello che dobbiamo chiederci è se ha un cuore! Se ce l’ha è una buona strada! “ …. ho visto la strada del cuore e delle buone azioni, in un mondo che sempre più ha bisogno di riappropriarsi di quei valori umani necessari all’amore per gli altri. Comunque, il rap iniziai per me nel 2013, con la partecipazione a numerosi progetti di prevenzione e contrasto alle violenze di genere, al bullismo, cyberbullismo, ludopatia, nomofobia etc. – per rispondere al contrasto della dipendenza in generale, dipendenza affettiva, supporto ai disabili e agli emarginati sociali – vedendo nel processo di inclusione sia le donne che gli uomini in una coesione universale, trasversale, partecipativa – che potesse rispondere, sia alla socializzazione che all’integrazione attraverso i procedimenti di empowerment, una doppia empatia e –ritrovando una comunicazione efficace per abbattere muri e barriere sociali per cedere il posto ai linguaggi educativi.
Il rap di genere, ha voluto rappresentare la centralità della persona nella rete sociale che, in una società così dinamica possa riappropriarsi di quel sistema valoriale necessario al mondo contemporaneo – per consentire un modo nuovo di espressività e partecipazione, riducendo fenomeni di disagio e alimentando la via del cuore come nutrimento dei sentimenti con atteggiamenti di stima e rispetto, astenendosi ad atti offensivi o lesivi.
Dai rapper uomini italiani, invece, sono stata accolta favorevolmente. Infatti, ho avuto modo di scrivere e cantare diversi pezzi in un duo. Soprattutto, ho potuto condividere con loro un linguaggio di sinergia e di osservazioni reciproche, posti come momenti di coera, cura, care e caregiver.
 
Qual è stato il tuo messaggio nella tua prima opera rap

Nella mia opera rap, metto in risalto “Dio lo sa” in una logica che vede la centralità dei soggetti deboli, emarginati sociali, disagi multiculturali in un connubio che passa dall’ascolto, all’accettazione e all’intercultura alla socializzazione e ad una globalizzazione che rimetta l’uomo al centro e al vertice della coscienza umana, della conoscenza collettiva tra responsabilità e responsabilizzazione. La parole chiave di queste espressioni sociali, sono contenute nell’opera rap “Integration” che sposta l’attenzione sul gruppo e la sua coesione verso l’armonia e l’equilbrio sociale.

 Ora sei una promotrice di un rap educativo che parla di pace e coesione dei popoli superando colori ed ideologie che creano separazioni invece di amore e unione. Come ti senti come ambasciatrice di questo rap coraggioso e fuori dagli schemi?

Sono volontaria da molti anni degli sportelli di ascolto, ho potuto sentire il dolore degli altri e cercare di trovare un modo per aiutare, è stato da sempre il mio obiettivo più ambito. Riuscire a far ritrovare sorrisi, è stato certamente il momento più bello che ha compensato qualunque sacrificio.

Il rap educativo, mi ha fatto sentire che riuscire ad incontrare i linguaggi incisivi ed educativi, è possibile. Mi hanno fatto vedere che incontrare gli interessi dei giovani attraverso il linguaggio rap, ma con attività educative, hanno contribuito a far attraversare positivamente quella strada possibile verso la prevenzione. Una metodologia trasversale (Peer Education) che ha anche consentito di far conquistare quell’identità personale e sociale volta verso il bene comune. 
 
Come donna rapper, qual è il tuo sogno nel cassetto che vorresti dedicare alla collettività?

Mi piace condividere le esperienze, aiutare a trovare e far trovare le risorse che ognuno possiede. Promuovere i saperi umani, attivare i processi di resilienza, riconsolidare le reti sociali creando unione. Continuare ad aiutare le persone che chiedono aiuto. Saper lavorare in gruppo e arricchirsi moralmente dei valori di ognuno in un linguaggio di reciprocità – in una parola cercare di ritrovare nella società liquida quella solidità educativa che certamente è intramontabile – sicuramente rispettando le potenzialità di ognuno – dalle parole, al racconto, alla poesia, alla narrazione, al teatro, al canto, al video, alla pittura – e comunque a tutti quei linguaggi artistici che certamente ognuno di noi possiede. In una parola valorizzare la creatività di ognuno.

Messaggio forte, essendo donna,  e quindi sei avvantaggiata nel portare questo messaggio, dove impera più l’apparenza che il contenuto?

Credo che sia molto difficile portare questo messaggio, ma ci ho creduto e ci ho provato. La risposta l’ho trovata nel 2015 quando ho potuto avere una restituzione dai progetti svolti a scuola con i ragazzi della peer education e quelli degli sportelli educativi. Ho visto che è possibile riuscire a creare coesione, partecipazione ed unione – ci vuole molto impegno, dedizione e soprattutto ascoltare i bisogni delle persone per trovare nuovi strumenti e nuove metodologie capaci di far conoscere quegli aspetti positivi possibili. Infatti le attività con i gruppi della peer education, sono proseguite da allora a tutt’oggi – e nel periodo del look down – si sono rinforzate in un gruppo già costituito che è rimasto insieme anche a distanza.

Io ci sono stata sempre – anche se con modalità nuove valorizzando i loro talenti attraverso l’ascolto in video o diretta – ma anche attraverso due programmi realizzati: “Creattivamente e Parlane con noi” con Streaming World TV dall’abruzzo il mondo in diretta– che hanno dato voce a persone e professionisti e hanno cercato di valorizzare varie modalità prescelte di esibire la propria creatività con obiettivi di condividere passioni ed intrattenere le persone che si sentivano sole.

Apparenza e contenuti: due termini spesso in confitto tra loro. Due confini che nel corso delle attività sulle emozioni in gioco, hanno vestito la riflessione nei gruppi – passando da un concetto iniziale più incentrato sulle apparenze che sui contenuti – a un concetto in itinere meno centrato sulle apparenze – e a una riflessione conclusiva a fine progetto che è stata quella che i contenuti vincono sulle apparenze e che le apparenze appartengono alla lontananza – mentre il contenuto a quella vicinanza affettiva e valoriale che supera la separazione.

I reflui delle emozioni in gioco si sono evidenziate con il doppio brainstormin e le autocorrezioni.

Un gioco di apparenze e competenze, un gioco di evidenze e sostanze che hanno mosso una caccia al tesoro verso il bene reciproco e una scuola per la vita.

Prossimamente inizierai un altra esperienza come insegnante nell’Accademia dello Spettacolo SLM che aprirà i battenti ad ottobre 2020 a Pineto(TE). Quali messaggi intendi divulgare agli iscritti dei tuoi corsi?
 

Agli iscritti , desidero portare una comunicazione assertiva, ascolto emotivo, lettura della propria interiorità, trascrizione delle proprie emozioni, evidenze musicali che nascono dentro ognuno di noi, costruzione di progetti individuali e di gruppo. Mappare i percorsi condivisi. Comporre ed utilizzare linguaggi educativi per la prevenzione. Individuare ed analizzare piani specifici. Fornire gli strumenti più adeguati ai bisogni personali e sociali. Costruire sistemi di coesione attraverso i linguaggi artistici, multimediali e dello spettacolo con il presupposto di aiutare a portare allo stato di emersione i propri talenti.

 

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