Sodalizio criminale scoperto dalla GDF: truffa e bancarotta le accuse per 16 persone

Sodalizio criminale scoperto dalla GDF: truffa e bancarotta le accuse per 16 persone

(wn24)-Chieti – La GDF di Chieti ha scoperto un sodalizio criminale dedito a vari reati, dalla truffa alla bancarotta fraudolenta.  per questa ippotesi sono state denunciate 16 persone.

Le indagini, svolte nell’ambito dell’ordinaria attività di polizia economico finanziaria, hanno coinvolto in particolare la Tenenza di Ortona, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano. In sostanza, il gruppo di persone si dedicava alla ricerca sistematica di società in crisi, per acquistarne le quote tramite teste di legno. Successivamente, variandone la sede, l’oggetto e il capitale sociale,  le conduceva gradualmente al fallimento.

Le Fiamme Gialle ortonesi hanno accertato che operava come società “cartiera”, cioè costituita per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore di un gruppo di imprese tutte riconducibili ad un unico imprenditore. Tale procedura illecita, che si è avuto modo di riscontrare nel corso delle indagini, è stata utilizzata anche da altre due società e da una ditta individuale, tutte prive di una vera struttura aziendale, caratterizzate da capitali fittizi, limitata operatività nel tempo e dal mancato assolvimento degli obblighi tributari. Le tre società cartiere poi indotte al fallimento e la ditta individuale sono state usate per emettere fatture per operazioni inesistenti per oltre 1,1 milioni di euro al fine di consentire a terzi di evadere, tra l’altro, oltre 240 mila euro di IVA.
Nel corso dell’indagine è stata anche portata alla luce una condotta truffaldina ai danni di una locale agenzia di lavoro interinale che, tratta in inganno dalla falsata realtà aziendale, forniva alla società di San Vito Chietino personale mai impiegato nella stessa. I lavoratori venivano scelti e assunti – in maniera veicolata – nonché pagati per fittizi lavori di pulizia e sanificazione direttamente dalla società di lavoro interinale, alla quale la società committente non ha mai corrisposto i compensi per un importo complessivo di oltre 37 mila euro.
I lavoratori fantasma, una volta interrotto il rapporto con la società, richiedevano all’INPS il contributo per la disoccupazione, traendo così in inganno anche l’Ente previdenziale.

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